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    Competenze metacognitive: a 9 anni si può!

    Il bambino piccolo non possiede competenze metacognitive, ha una scarsa consapevolezza della possibilità che il messaggio possa risultare poco comprensibile e confusivo, e non mostra interesse per capirlo meglio. Dinanzi al messaggio ambiguo assume un atteggiamento passivo, senza prevederne alcuna modifica, né avverte la necessità di un’azione volta a migliorare la sua comprensione. Questa modalità, tipica e prevalente dei bambini piccoli, li porta a sentirsi deresponsabilizzati verso i loro insuccessi: non chiedono chiarimenti, non ambiscono a possibili soluzioni, modifiche e cambiamenti. Sostanzialmente ritengono accettabile non capire senza dar luogo a opportuni correttivi; ciò induce a considerare che le strategie metacognitive non sarebbero ancora disponibili. Quando il bambino diverrebbe in grado di porsi in modo critico dinanzi all’informazione?

    Complessità linguistica e problemi di comprensione

    Il processo di costruzione, comprensione ed uso della metafora implica elementi diversi: linguistici, culturali, contestuali ed emotivi. Si tratta della possibilità di estendere il significato attribuibile alle parole “sei un’aquila” al posto di “ci vedi bene”. I bambini piccoli si oppongono a intendere locuzioni di questo tipo, in quanto si troverebbero a sostenere e riaffermare che trattasi solo di un soggetto, nulla a che vedere con il rapace.

    La cultura incide sulla percezione dell’oggetto e nella costruzione del suo significato e valore; peraltro, il contesto in cui avviene la comunicazione può facilitarne l’interpretazione o confondere, ovvero occorre distinguere se il messaggio è coerente con la situazione o risulta inopportuno, e proprio per questo diviene altamente significativo per chi è in grado di decifrarlo.

    In un incontro tra persone la locuzione “si tolga dai piedi” non sarebbe riferibile alla troppa vicinanza, quanto all’insofferenza di chi la pronuncia; qualora il destinatario ne fosse un cattivo interprete si limiterebbe a fare un passo indietro, non certo avrebbe agito come sperato.

    Le competenze metacognitive infantili: quando, come e perché valutarle

    Nell’interpretare un messaggio ambiguo, occorre distinguere ciò che è stato detto da ciò che si voleva dare a intendere; nel caso di dover comprendere un messaggio scritto con errori occorre riconoscerne la presenza, soprattutto se ciò risulta inatteso e improbabile. A tale scopo, è necessario fare delle inferenze, andare oltre… formulare giudizi di inadeguatezza, sostituire delle parole, prendere delle decisioni e fare delle scelte; sostanzialmente trattasi di competenze metacognitive indispensabili per intervenire in modo flessibile e attivo nei processi di comprensione complessa.

    È necessario che il bambino dia luogo a un cambiamento del suo modo di operare, rifletta su come si dovrebbe realizzare il compito scoprendo di possedere una strategia efficace, di come poter fare dinanzi alle difficoltà che ha evidenziato e che si avvia ad affrontare.

    Si tratta dell’essere consapevole di quando e perché occorre usare un sistema diverso, un modo alternativo a quello conquistato e radicato sino a quel momento.

    Quando si sviluppano le competenze metacognitive?

    I primi studi scientifici sull’argomento (Flavell et al., 1970) avevano osservato come una buona maturità delle competenze metacognitive sarebbe presente a partire dai 9 anni.

    In quel periodo si attiverebbero nuovi processi di controllo, il bambino sarebbe pronto a riconoscere gli elementi di discontinuità e contrasto che ostacolano la comprensione; attraverso opportuni atteggiamenti metacognitivi diverrebbe in grado di districarsi con destrezza nel contesto interpretativo complesso.

    Attraverso due strumenti, le Prove di valutazione della comprensione metalinguistica (PVCM) e Okkio al Cartello, Prove di valutazione della comprensione pragmatica e della revisione ortografica, abbiamo cercato di individuare il periodo evolutivo in cui il bambino inizia a cimentarsi alla ricerca di nuovi significati possibili e di nuove soluzioni interpretative. La ricerca ci ha consentito di individuare i parametri normativi a cui riferirsi, per stabilire quando può essere affrontata con successo la complessità nell’azione interpretativa.

    La comprensione delle metafore

    Per quanto riguarda la comprensione delle metafore, con le PVCM, abbiamo potuto rilevare che a partire dagli 8 anni i bambini iniziano a districarsi nella comprensione di messaggi ambigui, in quanto si attiva il principio di violazione della letteralità ma sono ancora restii.

    A 9 anni attivano la riflessione sulle metafore contenute nei discorsi (71%), si lasciano guidare da strategie curiose e creative che consentono loro di ampliare i significati, trasgredendo le regole lessicali e morfo sintattiche tipiche della lingua, per andare oltre.

    Agli 11 anni diminuisce la preferenza per i riferimenti di tipo convenzionale e letterale delle parole a favore di legami di nuova invenzione; infine a 12 anni si verifica il consolidamento di queste modalità.

    La correzione degli errori nel testo

    Con Okkio al Cartello, che richiede la scoperta degli errori nel testo in quanto non si è informati della loro presenza, si valuta se il bambino ai fini di una miglior comprensione si mostra in grado di correggerli.

    L’errore nel cartello viene riconosciuto ed esplorato nel suo ruolo apprenditivo, e diviene l’evidenziatore della strategia di revisione ortografica qualora posseduta.

    A 8 anni, i bambini con sviluppo normotipico privilegiano la spiegazione del significato del cartello, il riscontro della presenza di errore e la sua correzione è del tutto occasionale. A 9 anni, ne criticano la presenza, si cimentano nella correzione quale comparsa di un comportamento critico, del tutto assente nelle fasi anteriori dello sviluppo, dando luogo alla nascita delle abilità di revisione ortografica.

    Inoltre, l’utilizzo del test in popolazioni cliniche con disturbi specifici dell’apprendimento ha evidenziato che hanno maggiori difficoltà a riflettere sul funzionamento della propria mente e a implementare adeguate strategie di controllo. Di fatto, a 9 anni non si mostrano in grado di riconoscere gli errori, li correggono male e ne aggiungono degli altri.

    Esempio tratto dalla prova Fumetti. Sono riportate le % di risposte corrette a seconda dell’età: in specifico, agli 8 anni solo la metà dei bambini (52%) individua la risposta corretta, a 9 anni salgono al 74%.
    Confronto tra sviluppo normotipico e DSA al test Okkio al Cartello. Nei clinici non si osserva la comparsa delle abilità di revisione ortografica, in quanto non identificano la presenza di errore nei cartelli né li correggono. Per i normotipici risulta evidente l’aumento significativo: da 14 errori individuati e corretti agli 8 anni si passa a 41 riconosciuti e corretti ai 9 anni.

    Quando i bambini sarebbero più in grado di agire in modo strategico nei compiti interpretativi complessi?

    Sappiamo che la metacognizione riguarda le capacità di riflettere sulle conoscenze organizzate, rendendole flessibili in modo consapevole. Pertanto, a partire dall’esperienza, tenendo conto di simboli e concetti, di regole e principi occorre considerare quello che si sta facendo e cogliere le necessità di agire con nuove modalità. Trattasi di aver identificato il perché e quando, in quali contesti culturali e in quali condizioni emotive, si rende indispensabile modificare le proprie strategie di comprensione.

    Senza dubbio occorre disporre di strategie efficaci per compiere un’azione correttiva che il compito prevede, anche se questa non è stata specificatamente richiesta. Per esempio, in Okkio al Cartello la presenza di errori non è stata segnalata a priori, l’utilizzo spontaneo e prevalente delle competenze di controllo sarebbe fattibile a partire dai 9 anni, epoca in cui i bambini diverrebbero amministratori responsabili di nuove risorse, stabilendo dei piani strategici più appropriati alla risoluzione del compito interpretativo.

    In sintesi, con prove diverse che richiedono compiti diversi, le ricerche compiute in epoche diverse con operatori e bambini diversi hanno confermato un unico risultato: l’importanza di avere 9 anni, quale fiorente periodo evolutivo in cui si osserva un autentico salto di qualità nei processi di controllo metacognitivo e metalinguistico.

    Infine, in relazione ai bisogni di predittività e cura delle problematiche linguistiche e scolastiche, sia in ambito di sviluppo normotipico che in clinica, crediamo nell’importanza di aiutare i bambini a riflettere sul perché sia opportuno:

    • imparare a fare e a farsi domande;
    • imparare a riconoscere le conseguenze di un’azione;
    • imparare a comprendere la portata del loro agire intenzionale.

    Bibliografia:

    • Cornoldi C. (1995), Metacognizione e apprendimento, Il Mulino, Bologna.
    • Flavell J. H., Friedrichs A. G., Hoyt, J. D. (1970), «Developmental changes in memorization processes», Cognitive Psychology, 1, 324-340.
    • Rustioni D., Nisoli F. (2010), Prove di Valutazione della Comprensione Metalinguistica, Giunti Psychometrics, Firenze.
    • Rustioni D., Martinelli A., Proserpio S., Schinetti M., Okkio al Cartello, Giunti Psychometrics. Firenze.