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    Dislessia e Realtà Virtuale: Università inclusiva e sostenibile

    La dislessia, che può essere descritta come una differenza genetica nella capacità di un individuo di apprendere ed elaborare le informazioni, coinvolge almeno 1 persona su 10. Si tratta dunque di un frequente disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che riguarda in particolare una difficoltà nel processo di lettura. Ciò significa che gli studenti dislessici, con il loro modo diverso di pensare, tendono a trovarsi in svantaggio durante il percorso scolastico e ad essere a rischio di un maggior tasso di abbandono rispetto ai coetanei non DSA. Attualmente, la maggioranza degli interventi si concentra sulla scuola primaria e secondaria mentre non sono molto approfondite metodologie condivise per l’Istruzione Superiore. VRAILEXIA, un progetto finanziato dalla Comunità Europea all’interno del programma Erasmus+ Strategic Partnership for Higher Education, mira a sviluppare un modello di strumento per aiutare gli studenti universitari con dislessia a superare i principali ostacoli, potenziando la loro motivazione e avvalendosi delle moderne tecnologie: realtà virtuale (VR) e intelligenza artificiale (AI). Il progetto prevede il supporto di sette università, due istituti di formazione professionale e Giunti Psychometrics, e si estende in diversi Paesi europei, a partire dall’Italia e coinvolgendo anche Francia, Belgio, Grecia, Spagna e Portogallo. L’obiettivo comune è quello di promuovere un’università più inclusiva e sostenibile che consideri le differenze di apprendimento dei suoi studenti come punto di forza e non come un limite.

    Come nasce il progetto Vrailexia che unisce dislessia e università?

    I presupposti che hanno dato origine al progetto nascono dall’esperienza personale: essere genitore di un bambino con disturbo specifico dell’apprendimento e ricevere a propria volta una diagnosi di DSA in età adulta. Da qui l’idea di promuovere un ambiente di apprendimento aperto a tutti, a partire dal nostro Ateneo, l’Università della Tuscia, che è ora coordinatrice del progetto. Grazie al lavoro di un team multidisciplinare e al coinvolgimento di nove partner internazionali abbiamo poi potuto dare vita a un progetto ambizioso. L’idea è quella di utilizzare la realtà virtuale per provare a spiegare gli ostacoli che i ragazzi con DSA incontrano nella vita di tutti i giorni. Si è deciso di focalizzarsi in particolare sulla dislessia sia perché le leggi dei diversi Paesi europei trattano il disturbo in comune accordo, sia per l’alta incidenza di tale disturbo: il 70% dei DSA dell’Università della Tuscia sono dislessici.

    Uno studio, effettuato negli ultimi 5 anni, sugli studenti iscritti all’Università della Tuscia ha evidenziato come questi ragazzi siano mediamente un esame indietro rispetto ai loro compagni non DSA. Tale rallentamento comporta una serie di difficoltà che possono condurre a un ritardo nel conseguimento della laurea o all’abbandono degli studi. VRAILEXIA si propone di intervenire con un duplice obiettivo: il primo è l’implementazione di strumenti di apprendimento basati sull’intelligenza artificiale a supporto degli studenti dislessici, ottenendo così un accorciamento dei tempi. Il secondo obiettivo è la realizzazione di una rete di centri sperimentali universitari che definiscono protocolli per attuare una reale strategia di inclusione e di pari opportunità.

    Il progetto VRAILEXIA ha come obiettivo l’implementazione di strumenti di apprendimento basati sull’intelligenza artificiale a supporto degli studenti dislessici in università; e la realizzazione di una rete di centri sperimentali universitari per attuare una reale strategia di inclusione e di pari opportunità.

    Gli studenti universitari sono studenti in una fase avanzata del loro percorso scolastico. Perché la scelta di questo target?

    Il focus su questa categoria riguarda il cuore di Erasmus+ Strategic Partnership e rappresenta un elemento innovativo del progetto. Gli studi mostrano una crescita costante sia del numero di ragazzi con diagnosi DSA che si iscrive all’università, sia dei numeri attuali di incidenza in Italia; per questi studenti è attiva dal 2010 la legge 170 che prevede l’utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi. In una indagine preliminare, abbiamo osservato che tra gli studenti iscritti all’università che hanno riscontrato maggiori problemi nel percorso spiccano proprio i ragazzi che non hanno avuto la possibilità di utilizzare la legge 170, dimostrando l’importanza di ricevere una forma di supporto durante la carriera accademica.

    Gli studenti universitari con dislessia costituiscono inoltre una categoria di studenti che ha, in qualche modo, compensato le proprie difficoltà nel tempo. Se questi meccanismi di compensazione vengono identificati possono essere messi in comune ed essere di aiuto ad altri studenti dislessici. All’interno del progetto non si vede la dislessia solamente come un problema, ma anche come una forma di pensiero “out-of-the-box”, fuori dagli schemi.

    Qual è il processo attraverso il quale uno studente con diagnosi di dislessia potrà entrare a far parte del progetto? In che modo riceverà supporto?

    Il supporto allo studio avverrà tramite una piattaforma digitale di e-learning chiamata beSPECIAL, che grazie ad algoritmi basati sull’intelligenza artificiale (AI) sarà in grado di personalizzare e adattare il suo contenuto rispetto alle necessità del singolo individuo. Al momento dell’iscrizione, lo studente risponderà ad alcune domande e la piattaforma individuerà un profilo e gli strumenti compensativi di cui potrà aver bisogno. Stiamo sviluppando in contemporanea alcuni strumenti che avranno come scopo la facilitazione della lettura attraverso, per esempio, l’associazione di determinate parole con immagini o sinonimi oppure attraverso l’utilizzo di font differenti. Lo scopo è quello di provare ad accorciare i tempi con i quali il ragazzo con dislessia affronta il proprio studio.

    L’efficacia della piattaforma è resa possibile da un’importante preliminare raccolta dati. Abbiamo costruito, e diffuso presso atenei italiani ed europei, un questionario che ricostruisce la storia scolastica pregressa degli studenti con dislessia, e che ci ha permesso di individuare i meccanismi di compensazione finora utilizzati. Siamo riusciti a raccogliere così 1300 interviste di ragazzi dislessici dai 16 anni in su.

    Nel frattempo, per approfondire e monitorare alcuni aspetti delle difficoltà di lettura e comprensione dei ragazzi verranno somministrati dei test in realtà virtuale forniti da Giunti Psychometrics, all’inizio e durante tutto il progetto. I test e l’esperienza in realtà virtuale si realizzeranno utilizzando in combinazione applicazioni installate sugli smart­phone e le Google cardboard. Si tratta di una modalità per utilizzare la realtà virtuale in maniera molto semplice e a basso costo. L’unione di questi dati con quelli ricavati dalla realtà virtuale costituisce il database sul quale il sistema AI potrà estrapolare i diversi profili.

    All’interno del progetto Vrailexia non si vede la dislessia solamente come un problema, ma anche come una forma di pensiero “out-of-the-box”.

    Perché intervenire sulla dislessia con la realtà virtuale?

    La realtà virtuale può essere molto utile se applicata ad alunni con problemi di dislessia poiché essa riduce l’ansia da prestazione, facilita la visualizzazione dei testi e favorisce una maggiore motivazione: immergersi in una realtà parallela aumenta il coinvolgimento e rende le attività percepite come complicate più attraenti e meno noiose. Inoltre, la realtà virtuale ha il potere di espandere l’esperienza, facendo vivere situazioni che nella realtà normale non sarebbe possibile fare.

    Questa caratteristica verrà sfruttata anche per fare in modo che altre persone, come docenti e compagni di classe, possano vivere in prima persona le difficoltà che gli alunni con dislessia affrontano nella lettura e di conseguenza conoscere le loro frustrazioni e il loro stato emotivo. Ci aspettiamo che tali informazioni vengano utilizzate dai docenti universitari per ampliare la loro metodologia di insegnamento. Uno degli obiettivi è infatti quello di provare, a piccoli passi, a utilizzare tutte le informazioni raccolte per favorire l’adozione di un nuovo metodo di insegnamento che sia adatto a tutti gli studenti.

    La realtà virtuale può essere molto utile se applicata ad alunni con problemi di dislessia poiché essa riduce l’ansia da prestazione, facilita la visualizzazione dei testi e favorisce una maggiore motivazione.

    Come sarà promossa una didattica più inclusiva per i dislessici?

    Durante il progetto ci saranno due momenti di formazione (ToC e ToT, Training of Creativity and Training of Trainers), uno per gli studenti e l’altro per i docenti e lo staff universitario, volti ad approfondire competenze su metodologie didattiche basate sui principi dell’Universal Design.

    Le attività di formazione hanno come scopo la creazione di una rete di esperti di varie discipline tra gli Atenei partner che assicuri la condivisione delle conoscenze e rafforzi l’approccio centrato sullo studente. Il progetto è caratterizzato da una certa scalabilità e trasferibilità: la nostra idea è quella di diffondere quanto più possibile tale approccio.

    Qual è lo stato del progetto?

    Il progetto ha durata di 3 anni. Questo primo anno ha riguardato l’attività di ricerca: la costruzione del questionario, l’implementazione degli algoritmi di intelligenza artificiale, la scelta dei test psicometrici. In futuro vorremmo dedicarci allo sviluppo di nuovi test psicometrici specifici per la realtà virtuale, che andrebbero a costituire un elemento assolutamente innovativo.

    In autunno 2021, partiranno i primi test su un gruppo di studenti universitari dislessici del nostro Ateneo. Unitus ha approvato la proposta di modifica del regolamento d’ateneo che prevede la possibilità, per un ragazzo DSA, di poter fare un contratto, all’inizio o durante il proprio percorso di studi, e decidere in prima persona gli anni necessari alla conclusione, così da evitare di andare fuori corso.

    Pensiamo che questo approccio possa avere dei riscontri positivi sulla motivazione, la gestione dell’ansia e il senso di efficacia dello studente. L’inclusione parte anche da qui: dallo stimolare, dal riflettere, e studiare i decisori delle politiche, con un risvolto non solo sul piano del singolo ma anche su quello sociale. A poco più di un anno dall’avvio del progetto è stato attivato lo Spin Off Tech4all per lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti e servizi innovativi destinati a persone con Bisogni Educativi Speciali e a tutte le figure a supporto.