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    Psicodiagnostica: un nuovo modello di accesso ai test

    Qualche domanda ad Angela Quaquero, Tesoriere del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi

    Nel 2021, Giunti Psychometrics ha lanciato il nuovo modello di accesso all’acquisto dei test psicodiagnostici. Quali sono le vostre prime impressioni?

    Certamente è un modello molto interessante e coerente con i cambiamenti che la professione di psicologo ha attraversato negli ultimi anni. Innanzitutto, l’aggiornamento alla Legge 3/2018, la cosiddetta “legge Lorenzin”, è un aspetto fondamentale.

    Con quel passaggio normativo le psicologhe e gli psicologi sono entrati nella grande famiglia delle professioni vigilate dal Ministero della Salute che, in ragione delle esigenze di interesse primario associate alla cura della salute e degli strumenti tecnici necessari per il loro svolgimento, sono state sottratte alle regole della concorrenza e del mercato, quindi assoggettate a forme di disciplina e di autodisciplina idonee a promuoverne lo sviluppo e a tutelare i cittadini. Questo è, in modo didascalico, il cuore del senso profondo dell’essere professionisti ed è positivo che si ritrovi questo spirito anche nel nuovo modello di Giunti Psychometrics.

    Un altro aspetto fondamentale riguarda il “respiro internazionale”. Le psicologhe e gli psicologi italiani appartengono di fatto a un network professionale europeo: gli standard di competenze, definiti da Europsy, ormai sono propri di tutti i nostri percorsi universitari, quindi un modello allineato ai principali riferimenti europei e statunitensi aiuta la nostra categoria a non rimanere chiusa in una dimensione autoreferenziale local-nazionale.

    Infine, l’idea di introdurre categorie specifiche per il mondo del lavoro è un tentativo apprezzabile volto a risolvere il problema dell’abusivismo in questo settore; in tal senso, anche la semplificazione e la revisione di alcune categorie “poco sensate” che appartenevano al vecchio schema non possono che vederci concordi.

    La tutela della professione può essere un’importante opportunità di lavoro comune fra CNOP e Giunti Psychometrics. Di fatto, l’evoluzione dei livelli di accesso rappresenta un punto di partenza. Come considerate questa prospettiva?

    La professione di psicologo è normata, in Italia, dalla Legge n.56 del 18 febbraio 1989, la cosiddetta “legge Ossicini”. Si tratta di una norma fondamentale per la nostra professione, che ha rappresentato una grande conquista anche per tutto il Paese. Grazie a questa legge in Italia, così come letteralmente espresso all’art. 1:

    «l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità […] le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito» sono divenute attività professionali proprie dello psicologo. 

    Il fatto di aver individuato un insieme di attività di specifica competenza degli psicologi è stato un passaggio fondamentale, ma non si è rivelato sufficiente per prevenire i fenomeni di abusivismo. Nel testo della legge sono impiegati termini generici e interpretabili, che non permettono una chiara definizione degli atti tipici, e riservati, tema questo su cui il CNOP ha lavorato a fondo anche recentemente.

    Ancora oggi, tuttavia, a distanza di oltre trent’anni, sono molti coloro che, dopo aver appreso una tecnica psicologica e “credendosi un po’ psicologi”, creano nocumento, con il loro operato, sia alle persone sia alle istituzioni oltre a configurare il reato di abuso di professione sanitaria.

    A tal proposito, qualunque azione atta a tracciare dei confini più precisi e inequivocabili è sicuramente di grande aiuto agli Ordini e al CNOP, così come ai professionisti e ai cittadini. Tutte queste azioni sono molto utili:

    • individuare con precisione i livelli di accesso ai test psicodiagnostici,
    • aver stabilito ciò che è proprio delle psicologhe e degli psicologi e cosa degli altri professionisti,
    • aver differenziato ciò che può essere utilizzato con competenze maggiori e minori, in modo semplice e non interpretabile.

    Questo passo è quindi sicuramente un ottimo inizio per un percorso che può favorire sia la sinergia sia il co-interessamento fra le massime istituzioni pubbliche del mondo psicologico, come gli Ordini regionali e il CNOP, e i più importanti enti privati che operano in questo ambito, come Giunti Psychometrics.

    Il tema delle competenze è uno dei principali punti dell’agenda professionale degli psicologi. Condividete la scelta di Giunti Psychometrics volta a favorire la valorizzazione di questo principio nel nuovo modello?

    Come abbiamo già ricordato in precedenza, lo standard Europsy è da tempo quello adottato anche dalla comunità professionale italiana.

    Per gli Ordini, in questo momento storico, il tema delle competenze è particolarmente importante, poiché le esigenze del mercato e di un posizionamento professionale sempre più diversificato richiedono competenze sempre più specifiche, per cui è molto positivo disporre di strumenti e metodi tarati su una valorizzazione delle differenze.

    Gli strumenti professionali, in primis i test, sono ausili fondamentali, ma, ancora oggi, sono scarsamente impiegati dagli psicologi. Ritenete che investire sulla reciproca collaborazione possa portare un vantaggio alla categoria?

    I test psicologici sono strumenti generalmente considerati, e riconosciuti, come tipici e riservati alla professione dello psicologo. In effetti, rivestono realmente un’importanza fondamentale.

    È pur vero che non sono molti i colleghi che ne padroneggiano più d’uno e che tali strumenti non sono così diffusi e utilizzati, come invece ci si aspetterebbe. Ciò probabilmente discende sia dalla storia scientifica e culturale della comunità psicologica italiana sia dalla formazione universitaria, ed è qualcosa che, se cambierà, richiederà ancora molto tempo, soprattutto per essere percepita dall’esterno.

    Diverso è il caso in cui leggi dello Stato, introducendo valutazioni psicodiagnostiche obbligatorie in specifici settori, hanno generato grandi possibilità occupazionali, oltre alla necessità di dotarsi e somministrare test in modo sistematico.

    A tal fine, basti pensare al mondo dei BES o alle valutazioni di idoneità di qualsiasi genere. Gli ambiti di interesse comuni, e quindi oggetto di reciproci investimenti e collaborazioni, credo siano proprio questi, ovvero quelli prodotti dai cambiamenti normativi, dalle regolamentazioni, che, introducendo prestazioni valutative psicologiche obbligatorie e vincolate all’impiego di strumenti tipici e riservati agli psicologi, generino sia occupazione sia la diffusione dei test diagnostici.