Close

Newsletter

Iscriviti alla Newsletter di Items per ricevere direttamente via e-mail gli ultimi articoli pubblicati.

    * Obbligatorio

    SAFER: progetto di prevenzione bullismo

    Il bullismo è un fenomeno sociale complesso la cui definizione ha suscitato un ampio dibattito nella comunità scientifica internazionale, seppur si tratti di un fenomeno fin troppo frequente: quasi uno studente su tre (32%) è stato vittima di bullismo da parte dei propri coetanei a scuola almeno una volta nell’ultimo mese. Esiste un certo consenso sul fatto che il bullismo sia un comportamento aggressivo che intenzionalmente ferisce o danneggia un’altra persona e sul fatto che si tratti di un fenomeno gruppale: gli atti di bullismo sono spesso usati dal bullo per affermarsi nel gruppo mentre la vittima ne viene esclusa. Il coinvolgimento di un più o meno ampio gruppo di spettatori giocherebbe un ruolo determinante nel mantenimento del fenomeno. Negli ultimi due decenni, è emerso un nuovo fenomeno, il cyberbullismo, che ha assunto proporzioni preoccupanti, come conseguenza del rapido sviluppo della tecnologia e del mondo digitale. Per prevenire lo sviluppo di forme di disagio sempre più profonde e sedimentate è necessario intervenire e rispondere alle manifestazioni problematiche in modo tempestivo. La valutazione del bullismo, tuttavia, rimane ancora il punto debole di diversi sforzi di prevenzione del bullismo perché i tassi di vittimizzazione tendono a variare a seconda della definizione utilizzata. SAFER (SociAl competences and FundamEntal Rights for preventing bullying) è un progetto europeo coordinato da Villa Montesca che intende partire da un’analisi generale della percezione del bullismo e del cyberbullismo, collocandosi profondamente all’interno delle singole realtà scolastiche, analizzando le diverse necessità, i bisogni, le situazioni con un approccio strategico e innovativo.

    Qual è il panorama culturale e sociale che ha portato alla delineazione del progetto di prevenzione bullismo?

    Il progetto SAFER (SociAl competences and FundamEntal Rights for preventing bullying) nasce con l’obiettivo di implementare un metodo innovativo di prevenzione della violenza scolastica e del bullismo, al fine di promuovere l’educazione inclusiva. L’idea del progetto è emersa grazie alla nostra esperienza sul tema della Comunità educante, a partire da un primo intervento elaborato per il progetto europeo ProSave, che ha come scopo la prevenzione della violenza fra pari a partire dai primi anni della scuola primaria. Alcuni studi preliminari hanno portato alla luce la presenza di molti episodi di violenza esclusiva che hanno condotto alla costituzione di una sorta di stadio di “pre-bullismo” e che sono determinati da vari fenomeni come la provenienza da famiglie immigrate, l’aspetto fisico, la preferenza sessuale, aspetti che portano i bambini già nella primissima infanzia a escludere i compagni.

    Behind the numbers, una pubblicazione dell’UNESCO su bullismo e cyberbullismo del 2019, fa molto riflettere sull’incidenza di questo fenomeno. I numeri del bullismo, in continua crescita, si accompagnano a una diminuzione molto evidente dell’età. Oggi si parla di bullismo già all’asilo. E i numeri purtroppo non riflettono sempre la realtà, perché chi ne è vittima tende a non parlarne. Quindi è possibile che i numeri, già impressionanti, siano assai sottostimati rispetto alla realtà effettiva.

    Il progetto intende dunque fornire alla scuola uno strumento di autoanalisi del fenomeno del bullismo e del cyberbullisimo e, in seguito, rendere disponibili dei supporti alla consapevolezza e alla formazione. L’idea è quella di preparare una sorta di “cassetta degli attrezzi” in cui ogni scuola, in base alle proprie esigenze, possa trovare un supporto in termini di informazione e formazione.

    1 studente su 3 (32%) è stato vittima di bullismo da parte dei propri coetanei a scuola, almeno una volta nell’ultimo mese.

    Come viene analizzata e misurata la presenza del fenomeno del bullismo?

    Il progetto agisce grazie all’integrazione di due strumenti e due approcci diversi. Il primo approccio è quello legato alla misurazione della temperatura del bullismo in classe. In accordo con i partner e con Villa Montesca che coordina il progetto, viene utilizzato il Test Prevenzione Bullismo (TPB), strumento che fornisce un riscontro di tipo semi-proiettivo, e che è reso disponibile da Giunti Psychometrics. Si tratta di un tentativo innovativo di analisi della percezione della violenza e dell’esclusione che avverrà attraverso i disegni, anche perché molti giovani studenti non sono ancora in grado di scrivere. Lo strumento è stato tradotto e messo a disposizione di tutti i paesi coinvolti nel progetto. Il suo utilizzo è determinante perché ci permette di ottenere un risultato immediatamente confrontabile e utilizzabile.

    Il secondo approccio ha come scopo la somministrazione di una serie di domande che indagano in modo diretto il vissuto dei ragazzi coinvolti in questo progetto. La costruzione del questionario è guidata da Giunti Psychometrics e Villa Montesca con l’Università di Firenze (Stefano Taddei e Bastianina Contena). Considerando che il bullismo è un comportamento di gruppo, le domande indagano come le norme sono vissute all’interno dei meccanismi sociali, le dinamiche di gruppo e quanto le variabili situazionali sono sentite come stimolo ad azioni di bullismo. Lo scopo è quello di fare emergere la percezione che i ragazzi hanno di alcune dinamiche in modo tale da poter incrociare queste informazioni con i dati ricavati dal TPB, secondo un approccio che cerca di far emergere la caratteristica sociale del bullismo. Avere a disposizione questi dati incrociati ci potrà fornire probabilmente molti stimoli in ottica di intervento.

    Per prima cosa viene misurata la temperatura del bullismo in classe attraverso il Test Prevenzione Bullismo (TPB)

    Cosa succede dopo queste misurazioni? Perché sono importanti per l’intervento successivo?

    Dopo la misurazione della “temperatura” e con la consapevolezza del clima potenzialmente conflittuale, è possibile avviare una serie di attività destinate al miglioramento della risposta prosociale del gruppo-classe. Infatti, il programma intende valorizzare l’acquisizione di competenze sociali e civiche e divulgare la conoscenza, promozione e appropriazione dei diritti fondamentali e dei valori comuni, non solo a livello di studenti e scuole, ma anche a livello di comunità.

    La disponibilità di strumenti che permettono di avere la voce diretta dei ragazzi e nello stesso tempo riuscire a misurare qualcosa di strutturato, come nel caso del test, consente anche di muoversi, durante l’intervento, nella direzione giusta senza preconcetti e di aggiornare la percezione del bullismo.

    Spesso, quando si esamina il bullismo, siamo tentati di creare delle categorie per differenziare coloro che tendono ad essere esclusi, ma la determinazione dei fenomeni non è sempre così netta. Molto spesso il bullismo avviene per forme anche difficili da identificare o che hanno presupposti puramente relazionali. La classe è come una macchina fatta di relazioni, difficili da evidenziare, che gli adulti non percepiscono. Un’analisi percettiva è molto utile nel momento in cui ci fornisce degli strumenti che servono a quella specifica classe e non in generale a tutte le classi del mondo.

    Quali altri aspetti rendono il progetto SAFER ambizioso e innovativo?

    Lo sviluppo del progetto SAFER si baserà sull’applicazione del Whole School Approach (WSA), come strategia di prevenzione primaria del bullismo, coinvolgendo studenti, insegnanti, personale scolastico e genitori. L’idea di fondo è quella di abbracciare un approccio più ampio possibile che coinvolga tutta la comunità educante, quel luogo dove il ragazzo è immerso e dove dovrebbe ricevere delle suggestioni educative. Una serie di studi ci ha dimostrato che l’efficacia delle valutazioni dei programmi di prevenzione o di intervento rispetto al fenomeno di bullismo e cyberbullismo aumenta laddove c’è coinvolgimento di tutti gli attori implicati nel fenomeno.

    Altro elemento strategico per il progetto riguarda l’importanza della prima parte di valutazione: vogliamo addentrarci quanto più possibile nel fenomeno e fornire una misurazione standardizzata del bullismo nelle diverse realtà coinvolte nel progetto. Il problema più difficile per la scuola è proprio quello di capire il fenomeno. Prima di attivare qualsiasi intervento, bisogna invece conoscere a fondo qual è il problemacome si manifesta il bullismo, su quale rete prospera e su cosa si concentra. Spesso, i programmi vengono introdotti nel contesto scolastico senza un’analisi preliminare. Il nostro progetto vorrebbe invece superare questa criticità e garantire che sia possibile adattarlo a seconda della necessità della scuola.

    Un elemento da tenere in considerazione è che il bullismo è fluido e si modifica con il cambiare della tecnologia e della popolazione, così come a cambiare è la stessa percezione del bullismo. Le definizioni di cui facciamo uso tutt’ora sono cristallizzate. Noi siamo convinti che il ragazzo non percepisca il fenomeno così come è definito. Per questo è importante un’analisi della percezione.

    Il bullismo è un fenomeno fluido che si modifica con il cambiare della tecnologia e della popolazione, così come a cambiare è la stessa percezione del bullismo.

    Quale ruolo svolge la Rete Europea in questo progetto di prevenzione del bullismo?

    Il progetto SAFER verrà sottoposto come pratica innovativa anche a livello politico e in ambito europeo dalla Rete Europea Antibullismo che ne garantirà in un secondo momento la diffusione a livello sistemico. La Rete Europea ha sede a Bruxelles ed è una struttura internazionale che ha come scopo l’elaborazione, la valutazione e l’utilizzo dei risultati e le migliori pratiche degli interventi in corso contro il bullismo, al fine di sviluppare una strategia europea comune.

    Ogni organizzazione della rete lavora nella prevenzione del bullismo e del cyberbullismo del proprio territorio ma funge anche da collettore delle informazioni rispetto al paese di riferimento. La rete ha già lavorato sulle pratiche e censito le normative nei diversi paesi, mandando raccomandazioni al Parlamento Europeo. Il focus della rete è centrato su tre settori fondamentali: pratiche innovative, aggiornamento delle politiche e delle normative e advocacy. Quest’ultimo settore è fondamentale nella promozione della consapevolezza delle istituzioni europee rispetto a una tematica che spesso viene confusa, in quanto tende a essere accorpata ad altre problematiche nell’ambito dell’educazione.


    Partner del progetto SAFER:

    • Fondazione Hallgarten Franchetti Centro Studi Villa Montesca (FCSVM).
    • Giunti Psychometrics.
    • Cyprus Pedagogical Institute – The Cyprus Observatory on School Violence (C.O.S.V.).
    • Roditeli Association.
    • Center for Intercultural Dialogue (CID).
    • European Anti-Bullying Network.
    • Universidade do Algarve (UAlg).
    • Regional Directorate of Primary and Secondary Education of Crete.

    Bibliografia: